Il sale di Chioggia
Le saline di Chioggia, situate nella Laguna Veneta, sono un interessante simbolo del territorio veneto che si è mantenuto vivo nel corso del tempo anche grazie alla tradizione che lo accompagna sin dall’antichità. Questo comune, il cui capoluogo è meglio noto come la Piccola Venezia, è un’importante meta turistica, data la sua posizione favorita da molteplici canali e calli. Inoltre, a differenza di Venezia, Chioggia è percorribile sia con mezzi pubblici che via auto.
Una città radicata nel mito
Vi sono molte storie legate all’origine di Chioggia; una di queste si ricollega all’eroe mitologico Enea che, a seguito della distruzione di Troia, navigò nel Mediterraneo assieme ad Antenore, Aquilio e Clodio. Enea si stanziò nel Latium e gli altri fondarono rispettivamente le città di Padova, Aquileia e Clodia (così veniva chiamata Chioggia). Il simbolo della città, un leone rosso rampante in campo argento, fu scelto da Clodio stesso in onore della sua città natale, ed è anche la ragione del nome della città stessa.
Un territorio ricco di risorse
Il sale, fin dai tempi più remoti, fu considerato come una delle più importanti merci di scambio e a Venezia, di sale ve ne era in abbondanza, ma per ottenerlo era necessario un lavoro collettivo.
La costruzione dei bacini delle saline è sempre stato un impegno di tutti, affidato a dei gruppi di circa 30 persone che avevano il dovere di edificare un vasto fondamento circondato da una diga che avrebbe protetto il sistema dei bacini di evaporazione. Grazie al callio, ovvero una particolare saracinesca, l’acqua del mare durante l’alta marea sarebbe finita in un bacino, anche chiamato morario, dove avrebbe iniziato il processo di riscaldamento, evaporazione e concentrazione, fino alla trasformazione in salamoia. Successivamente, l’acqua veniva riversata in dei bacini più piccoli, i corboli. La salamoia passa poi da un corbolo all’altro. Attraverso questo lungo processo di evaporazione, i salinari avrebbero proceduto a far entrare l’acqua concentrata nel rio per distribuirla nelle saline, in cui sarebbe avvenuto l’ultimo processo: la cristallizzazione del cloruro di sodio.
Per la produzione di sale è necessario un terreno acquitrinoso, e visto che Venezia pone le sue fondamenta sull’acqua, il commercio è sempre stato fiorente. Il dodicesimo secolo fu uno dei periodi di massima prosperità per Venezia: le saline si trovavano nell’area del porto Edrone, poco distante da Chioggia (anche chiamata Clugia all’epoca), e si estendevano fino a Vigo che, negli anni, divenne anche l’ultima salina a sopravvivere. Ad oggi è possibile intravedere la piccola diga “delle Saline” nello specchio d’acqua difronte Piazza Vigo e nei pressi della diga la Darsena “Le Saline”.
I proprietari delle saline
Questa enorme fonte di guadagno quali erano le saline potevano essere di proprietà religiosa o privata. Si hanno testimonianze di saline appartenenti ai monaci di Brondolo, alle famiglie gentilizie di Chioggia e Venezia e persino a dei vescovi. Durante il corso della storia della produzione di sale si sono formati numerosi rapporti economico-sociali di grande importanza.
Inizialmente nel periodo che va dal Mille alla metà del Tredicesimo secolo, la figura del proprietario del fondamento (es. ente monastico o nobile patrizio) non investiva nulla nella produzione, infatti, il tutto cadeva sulle spalle delle figure dei livellari, ovvero, coloro che erigevano l’impianto ed erano i beneficiari del guadagno.
Alla fine del Tredicesimo secolo i proprietari procedettero ad affittare alcune saline e lì comparvero i primi signori di piccola e media classe, chiamati anche locatores. Tali locatori, per salire di posizione economica, procedevano a:
- Investire la metà dei guadagni annuali verso la manutenzione delle saline, acquisendone un terzo del prodotto al momento della raccolta del sale
- Consegnare una parte del ricavato agli operai, ovviamente dopo il raccolto. In tal modo, il locatore vendendo il sale diveniva anche il mezzo che determinava i prezzi venivano del mercato
Alla fine del dodicesimo secolo, Venezia adottò una nuova politica di controllo sul commercio del sale, concentrandosi soprattutto sulla produzione che avveniva a Chioggia.
Al momento del passaggio da comune a Repubblica, Venezia iniziò a comprare il sale chioggiotto a prezzi irrisori, detenendone il monopolio a Rialto che, nel corso del tempo, divenne un punto focale per gli scambi commerciali. Di conseguenza, fu possibile rivendere il sale ad un prezzo più che maggiorato, cosa resa possibile dall’indispensabilità di tale prodotto. Inoltre, Venezia adottò anche la politica basata sull’imposta diretta; era infatti lo Stato a decidere il quantitativo di sale da comprare, non il singolo commerciante.
Oro bianco
Oggi percepiamo tutti un salario per il nostro lavoro e questo termine nasce proprio dal latino, grazie all’unione del lemma “sal” (sale) con la desinenza “arium”. Questo dimostra quanto il sale fosse pregiato, al punto d’essere definito ai tempi come “oro bianco”. In quel periodo, questo minerale era lo stipendio dei lavoratori ed era un bene di prima necessità in quanto, grazie alle sue proprietà, permetteva di conservare gli alimenti ed esserne privi equivaleva allo stato di miseria per molti popoli.